I soldi ci sono. Riprendiamoci la cassa!

Novembre 15th, 2012  |  Published in General

Questo è il testo che abbiamo distribuito durante i cortei dello sciopero generale del 14 dicembre.

Ovviamente esprimiamo solidarietà a tutt@ gli studenti e le studentesse colpite dalla brutale repressione voluta dal governo dell’austerity.

Più in basso invece riportiamo una sintesi dell’assemblea del 6 novembre all’Ex Asilo Filangieri.

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Il governo è pronto ad avviare una nuova ondata di privatizzazioni: le proprietà pubbliche ammontano a quasi 360 miliardi di Euro – di cui l’80% è in mano agli enti locali – e stanno per essere vendute a fette di 15-20 miliardi ogni anno per abbassare di almeno un punto percentuale annuo il debito pubblico.

Più il debito pubblico aumenta dimostrando che le ricette liberiste attuate non funzionano, più il governo continua ad applicare politiche liberiste in nome del debito!

Gli enti locali subiscono continui tagli ai finanziamenti a causa del “patto di stabilità” che li obbliga a non spendere più di quanto entri nelle casse del comune. Ciò significa, sia tagli ai servizi pubblici essenziali (trasporti, asili…) ed al welfare locale, sia aumento delle privatizzazioni e svendita del patrimonio immobiliare per fare cassa in tutti i modi possibili.

Il problema di questa crisi non è che i soldi non ci sono, ma ce ne sono troppi in mani private che agitano i mercati finanziari cercando di aumentare i profitti di pochi a discapito dell’interesse collettivo . Da questo nasce la continua estrazione di ricchezza pubblica per pagare gli interessi sul debito pubblico agli investitori con i soldi della fiscalità generale. Diventa quindi sempre più importante affrontare la questione del debito per metterne in discussione il pagamento. Allo stesso tempo è fondamentale chiedere il riordino del sistema della tassazione a partire dai patrimoni privati e le rendite finanziarie – oggi la ricchezza privata in Italia è quattro volte e mezzo il debito! – in una logica di “definanziarizzazione” dell’economia e della società per disarmare il potere di ricatto dei mercati finanziari.

Da subito si può agire per finanziare i servizi pubblici ed il welfare locale senza privatizzare e svendere il patrimonio.

Oltre venti milioni di persone affidano i propri risparmi a Poste Italiane, attraverso i libretti di risparmio e i buoni fruttiferi. Questi risparmi, raccolti dalla Cassa Depositi e Prestiti, fino al 2003 erano utilizzati per permettere agli enti locali di fare investimenti con mutui a tasso agevolato. La massa di denaro gestita annualmente dalla C.D.P. è enorme: circa 250 miliardi di euro, con una liquidità disponibile di quasi 130 miliardi di euro; si tratta di gran lunga della “banca” più solida e nello stesso tempo più “liquida” del Paese.

Nel 2003, la Cassa Depositi e Prestiti è stata privatizzata e nel suo capitale societario sono entrate (30%) le fondazioni bancarie. Da allora, la C.D.P. si è progressivamente trasformata in una banca commerciale che continua a finanziare gli enti locali, ma a tassi di mercato e che investe in diversi fondi con finalità di profitto.

Per questo chiediamo che:

– la C.D.P. esca fuori dalla logica di mercato e rompa il legame con le fondazioni bancarie

– la C.D.P., costruita con i risparmi della metà dei cittadini del paese, ritorni a finanziare gli Enti Locali a tassi agevolati e fuori dal patto di stabilità, per i servizi pubblici, welfare locale, opere di bonifica del territorio.

Costruiamo insieme una campagna per una nuova finanza pubblica.

Sciogliamo il cappio del debito a partire dagli enti locali.

Info: napoli@attac.org

www.attacnapoli.noblogs.org

http://www.attac.it/.

http://www.rivoltaildebito.org/

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Sintesi dell’assemblea tenutasi il 6 novembre presso l’Ex Asilo Filangieri  Per una nuova finanza pubblica.

PER UNA NUOVA FINANZA PUBBLICA
Appello per un percorso comune

Ex-Asilo Filangieri/ La Balena; Relatori: Dario Di Nepi(Rivolta il Debito) – Marco Bersani (Attac Italia)

Ci siamo incontrate(ì) all’ex asilo Filangieri, martedì 6 novembre per discutere insieme dei possibili percorsi da intraprendere collettivamente a cavallo tra due o meglio tre appuntamenti importanti, che sembra possano catalizzare la necessità incombente che dal bene comune porti ad un’agire comune. Abbiamo infatti ricordato della quattro giorni alla Fortezza da Basso, Firenze 10+10; della visita della ministra del lavoro Elsa Fornero a Napoli il 12 novembre; e del 14 novembre, data indetta come sciopero nelle nazioni europee volte sul Mediterraneo.
Si è discusso  di tre questioni centrali: il debito pubblico, il sistema bancario, le politiche fiscali; ribadendo l’importanza della costruzione di un osservatorio democratico cittadino, sia a livello nazionale che locale , che lavori per rompere con le politiche neoliberiste e costruisca un nuovo modello sociale, partecipativo:
1- valutare l’illegittimità del pagamento del debito così come ci viene imposto dai mercati
2- riappropriarsi di risorse economiche che invero e contrariamente a quanto viene demagogicamente detto ci sono, e quindi per una riforma fiscale che non penalizzi la maggioranza
3- risocializzare la Cassa depositi e Prestiti, che fuori dal patto di stabilità, torni alla sua primigenia origine ovvero finanziare gli enti locali a tasso agevolato.
Durante l’assemblea è stato affermato a più riprese che bisogna costruire consapevolezza collettiva per innestare un processo di de-finanziarizzazione; sono 43/45 mld di euro annui che attraverso il patto di stabilità vengono strappati allo stato sociale.
Bisogna quindi costruire partecipazione territoriale,  lì dove è possibile agire, per interrompere la svendita del patrimonio pubblico, così come nelle università sarebbe necessario indagare sul peso della finanza, basti pensare al prestito d’onore.
Far sparire gli enti locali, significherebbe allontanare e spostare i centri decisionali, creando un vuoto tra i singoli cittadini ed i referenti politici, colmato da un’informazione mediatica che costruisce una legittimità antipopolare.
Compresi quelli che sono i nodi da sciogliere e la rotta da prendere, in un momento di forte recessione, siamo chiamati ad agire al di là della frammentazione, innestando processi collaborativi. La svendita del patrimonio pubblico della città di Napoli, il ruolo della Romeo gestioni e della CDP, è la partita che ci aspetta.

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