Iraq. Ora si muore per le faide sull’acqua

Giugno 28th, 2010  |  Published in guerra, No alla privatizzazione dell'acqua

Il paese, occupato da sette anni dall’esercito Usa e senza un nuovo governo, è sempre alla deriva.

Vincenzo Di Serio (con informazioni diffuse dall’agenzia stampa dell’Onu IRIN)

Roma, 25 giugno 2010, Nena News – Nelle prime ore del 18 giugno, uomini armati irrompono nella casa di Faisal Hassan a ovest di Baghdad e ammazzano lui, sua moglie e i suoi due giovani figli, non per motivi settari, politici o economici, ma per motivi legati all’acqua.

Hassan, 40 anni, era un impiegato del dipartimento per l’irrigazione di Abu Graib, a 32 km a ovest di Baghdad, città diventata tristemente famosa per le torture praticate nel carcere locale sui prigionieri da parte delle forze di occupazione americane. Lavorava come supervisore per il dipartimento per la distribuzione di acqua pubblica agli agricoltori di Abu Graib e dintorni. Con la sua uccisione ammontano a tre gli impiegati ammazzati negli ultimi tre mesi, ha riferito un funzionario della polizia, Mohammed Khudar. E ha aggiunto: «tutti questi impiegati non sono coinvolti in attività politiche, ma sono diventate vittime a causa del loro stesso lavoro che è una fonte di grossi rischi».

Nelle aree rurali dell’Iraq, le tribù e i clan hanno molta influenza e molto spesso la gente è più leale a loro che al governo nazionale. I clan già nel passato si sono scontrati a causa delle risorse del territorio e dell’acqua, e anche oggi a detta di molti analisti per l’assenza di un governo vero, realmente iracheno e non fantoccio dell’occupazione, e la carenza di rifornimenti d’acqua negli ultimi anni, c’è stato un aumento delle faide locali sull’acqua.

«Oggi non abbiamo un governo che funzioni al 100%, perché chi governa si preoccupa soltanto della sicurezza e della ricerca estenuante di accordi politici, quindi non abbiamo modo di impedire l’allargamento dei conflitti», spiega un analista di Karbala, Jaafar Moahmmed Ali. «L’acqua scarseggia in tutto il paese e la disastrosa situazione economica non permette agli agricoltori di intraprendere un altro lavoro», aggiunge.

Ali Ismael al-Zubaidi capo di un clan nel Governatorato di Diwaniya, a circa 200km a sud di Baghdad, dice che sta portando avanti una difficile negoziazione sulla spartizione dell’acqua con una tribù che vive a monte del ruscello rispetto a loro.

«Abbiamo problemi giornalieri con l’acqua. Loro aspirano acqua con potenti pompe e a noi lasciano soltanto gocce», ha riferito al-Zubaidi. «I rappresentanti del governo non riescono a controllare e a far rispettare le regole sull’irrigazione e quindi a bloccare chi le regole le viola, perché sono corrotti o hanno solo paura di essere uccisi. Così dobbiamo risolverci i problemi da soli».

Al-Zubaidi ha bisogno di incontrarsi ancora con un altro clan familiare per risolvere la disputa sull’acqua. «Agiremo con cautela per assicurarci l’acqua di cui abbiamo bisogno per la nostra terra e non esiteremo a ricorrere alle armi», ha avvertito.

Storicamente l’Iraq è sempre stato uno dei paesi più fertili della regione grazie alla presenza dei due fiumi che lo attraversano completamente, il Tigri e l’Eufrate, dai quali i contadini prelevavano tutta l’acqua di cui necessitavano. Allora il centro del paese era attraversato da una enorme striscia sinuosa di terre fertili e verdeggianti.

Purtroppo negli ultimi anni il livello del Tigri e dell’Eufrate si è notevolmente abbassato a causa della diminuzione della percentuale media annuale di pioggia e delle dighe costruite in Turchia e in Siria.

A questi si sono aggiunti tutti i problemi causati dalle guerre, che hanno paralizzato il settore agricolo per decenni, mancanza di controlli sul taglio di alberi per produrre legna da ardere che ha generato un aumento di salinità del terreno, causando in alcune aree la desertificazione del territorio. Grandi aree di fertile territorio si è trasformato in zone semi desertiche, che stanno causando tempeste di sabbia che divelgono le piante dal terreno.

Il governo ha adottato misure per regolare la distribuzione dell’acqua per l’irrigazione, provincia per provincia, ma sta incontrando grandi difficoltà per applicarle.

«Gli agricoltori non hanno accettato le regole per la distribuzione dell’acqua. Noi li abbiamo invitati a seguire i regolamenti quest’anno perché non siamo in grado di stabilire la quantità d’acqua che avremo», si giustifica il sottosegretario al ministero dell’agricoltura, Mahdi al-Qaisi.

http://www.nena-news.com/?p=1920

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