Il governo privatizza l’acqua ma la partita è ancora tutta da giocare.
Novembre 20th, 2009 | Published in No alla privatizzazione dell'acqua

Lettera aperta ai/alle
cittadini/e ed alle realtà politiche napoletane contro la
privatizzazione dell’acqua
INCONTRO DEL COMITATO
ACQUA GIOVEDÌ 3 DICEMBRE ORE 17,30 IN CORSO UMBERTO N. 382
Il
Parlamento ha convertito in legge l’articolo 15 del decreto 135/09
riguardante trasporti pubblici su gomma, rifiuti ed ovviamente il
servizio idrico, che spinge ulteriormente alle privatizzazioni dei
servizi pubblici locali. L’intenzione è quella di aumentare
esponenzialmente la presenza dei privati nella gestione dei servizi
pubblici locali.
Con questa legge entro 2010 verranno azzerate
tutte le società per azioni a capitale pubblico (con qualche
eccezione entro il 2011) e la gestione ordinaria dei servizi pubblici
locali sarà svolto da s.p.a completamente in mano ai privati, si
trasforma definitivamente l’acqua e gli altri servizi pubblici locali
in merce sottraendo ancora di più sovranità ai/alle cittadini/e
sulla gestione di un bene comune e diritto fondamentale.
Con
questa legge si allarga, invece, lo spazio di conquista da parte
delle multinazionali all’assalto dei servizi pubblici locali
sopratutto al Sud dove i processi di privatizzazione sono ancora
ibridi e all’inizio.
Si tratta quindi di un attacco
generalizzato ai beni comuni e ai servizi pubblici andato a segno,
nonostante la mobilitazione messa in campo che ha dato comunque i
suoi frutti: tutti hanno dovuto prendere atto della gravità della
norma che si andava approvando e hanno dovuto prendere posizione, è
passato il messaggio della privatizzazione dell’acqua alla
popolazione, mentre il governo è stato costretto a chiedere la
fiducia.
Ma la battaglia non si ferma né a livello
nazionale né sui territori.
È proprio dai territori
infatti che può essere efficace l’opposizione a questa ulteriore
spinta privatrizzatrice.
Bisogna promuovere in tutti i
Comuni delibere d’iniziativa popolare per inserire negli Statuti il
principio dell’acqua bene comune e diritto umano universale e la
definizione del servizio idrico come “privo di rilevanza
economica”, sottraendolo così alla legislazione nazionale come
hanno già fatto decine di comuni; bisogna chiedere ai 64 ATO, oggi
affidati a SpA a totale capitale pubblico e dunque a rischio di
finire nelle mani dei privati, di scegliere la loro trasformazione in
enti di diritto pubblico, gestiti con la partecipazione dei cittadini
e delle comunità locali, così come si appresta a fare l’Acquedotto
Pugliese, il più grande d’Europa.
In questo contesto l‘Ato
2 della Campania (che comprende i comuni di Napoli e provincia
-esclusi quelli dell’area vesuviana), che ancora non ha affidato il
servizio idrico ad un unico gestore, si troverà costretto a mettere
a gara la gestione dell’acqua ed affidarla ad una società per azioni
con una forte presenza dei privati, con conseguente aumento delle
tariffe, precarizzazione dei lavoratori, peggioramento del
servizio.
Per quel che riguarda la gestione rifiuti nel comune
di Napoli anche l’Asia, come altre aziende di smaltimento dei
rifiuti, sarà soggetta alla dismissione ai privati andando ad
ingrandire il banchetto di profitti che amministratori e aziende
private fanno sui rifiuti a Napoli ed in Campania.
Ma
questo esito non è scontato. Nel quadro legislativo avverso è
ancora possibile ripubblicizzare il servizio idrico e affinchè
l’acqua, e non solo, sia un diritto e non una merce. Ovviamente
il solo fatto che sia possibile non basta a cancellare 20 anni di
pensiero neoliberista e privatizzazioni. Serve una forte messa al
centro del dibattito politico la questione acqua con
controinformazione e mobilitazione.
Il comune di Napoli
il 30 luglio ha approvato una delibera d’indirizzo che va nella
giusta direzione: la Giunta e il Consiglio si impegnano infatti a
presentare un piano di fattibilità per istituire un "minimo
vitale idrico", ossia un quantitativo minimo di acqua al giorno
per i bisogni fondamentali; a modificare lo statuto comunale
riconoscendo l’acqua come bene comune pubblico e l’accesso
all’acqua come diritto umano fondamentale non assoggettabile ai
meccanismi di mercato, il servizio idrico integrato quale servizio
pubblico essenziale, di interesse generale, privo di rilevanza
economica.
Questa delibera premia gli sforzi fatti in
questi anni dal comitato di Napoli e dai comitati della Campania.
Ma
non basta. Non basta perché dalle parole bisogna passare ai fatti.
Nonostante le parole rassicuranti della delibera affermino
che "il soggetto giuridico cui dovrà essere affidato,
secondo la vigente normativa, il servizio idrico integrato dovrà
essere totalmente pubblico, escludendo anche per il futuro la
possibilità di ingresso a soci privati" la posizione
dell’Assessore al Bilancio e del Comune non si discostano dalla forma
di gestione privata: la proposta è che l’Ato 2 affidi il servizio
all’Arin S.p.a. .Lo ha ribadito in questi mesi e
questo emerge dall’ultima lettera scritta al Presidente Bassolino
sull’onda della ripubblicizzazione in Puglia.
Parallelamente
alla battaglia contro la legislazione nazionale (è già prevista una
manifestazione nazionale a marzo) è oggi necessario riprendere il
percorso di mobilitazione nella città di Napoli perché venga
resa attuativa la delibera del 30 luglio, e quindi agevolazioni
tariffarie per le fasce di popolazione meno abbienti, il “minimo
vitale idrico”,e che l’Ato2 dia la gestione dell’acqua ad un
ente di diritto pubblico (come l’azienda speciale
consortile).
Per questo invitiamo tutti/e che in questi
anni hanno seguito e si sono mobilitati per l’acqua pubblica animando
il comitato napoletano, i/le cittadini/e indignati/e, le realtà
politiche napoletane ad un momento di confronto per valutare
possibili iniziative di mobilitazione per la ripubblicizzazione
dell’acqua a Napoli e per contrastare le privatizzazioni volute dal
Governo, nella speranza di legare la difesa dell’acqua pubblica alle
battaglie in corso in difesa dei territori e per un altro piano
rifiuti.
Comitato contro la privatizzazione dell’acqua
– Napoli
Attac
Napoli
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